sabato 3 dicembre 2016

A un vecchio che vuole morire



Ampia diventa la notte nell'accesa insonnia.
Non canta il passero chiuso
nelle sue penne dentro la gabbia e anche
sola mi ha lasciata il cane e guaisce
correndo sogni. Attraverso la notte
cerco il suono sferragliante di un tram
e vedo stelle-non-stelle che scivolano
nell'ombra. Del giorno ultimo respiro io veglio
senza pensare, stesa nelle rosse
turbinose acque dell'insonnia. Dentro
mi piange una voce d'infanzia; mi turba
il non saper cadere a faccia bassa
nell'erba nera del sonno.

Così è per te non potere morire.
Udire il suono dell'acqua incessante,
mentre a stento cammini decrepito
e solo senza sapere dove l'erba
nera crescerà
per il tuo lunghissimo sonno.

sabato 29 ottobre 2016

Per Elisabetta, I



Ricorderai di me queste vecchie
mani che tentano una carezza?
Questo sguardo che segue lento
il tuo agile corpo nel sole?
Le mie parole sussurrate
nel brusio del motore
quando ti porto a scuola?
Le mie parole, le mie parole
ti possano rimanere. E la mia voce
che sappia risorgere nel tuo cuore,
se mai sarai sola, un giorno.

(1991)

sabato 15 ottobre 2016

Nuvole barocche


Le nuvole barocche del tramonto
(giallo oro su fondo azzurro e rosa)
sono pingui regine tiepolesche.
Mi piace l'ora calda del tramonto
quando la pietra gialla del balcone
scalda e suda e le piante han ripiegato
le foglie ancora stanche del gran sole.
Siedo sicura in mezzo a queste luci
e la gioia si sgrana come i chicchi
della pannocchia. Un angolo campestre
sta osservando il pensiero; e porta bene
e abbondanza sognare la campagna.
Rosa e d'oro, ragiono con le nuvole
tiepolesche regine che rispondono
con grande umanità alle mie speranze:
amore ed abbondanza e vita lunga.

Pubblicata nell'antologia "La poesia femminile del '900"
poi nella raccolta postuma "Voci dal crepuscolo"

domenica 31 luglio 2016

Lo so che non ci perdiamo



Lo so che non ci perdiamo,
Perché alle ventidue mi telefoni
tutte le sere;
e io corro a rispondere
Perché a me è caro il tuo odore
appeso nei tuoi abiti e a te
quel mio disordine di cose mie.
Perché ci troviamo abbracciati lungo i corsi
ci baciamo ai semafori
in attesa del verde.
E a quarant'anni questo è quasi troppo.
Ma è che era ieri soltanto
il 1948.

Torino, Ottobre 1964

Da Cronache Poetiche - Selva, 1966

sabato 25 giugno 2016

Nascita di Venere


In luoghi deserti il vento
di primavera ha suono di conchiglia.
Ascolto assorta i grani della polvere
che scivolano e lasciano la terra
compatta e liscia come una spiaggia.
È come ricercare il proprio corpo
affondato nel mare in altro tempo.
Primavera ritorna con la stessa
voce: già tutta la scorza dei campi
trema: si schiuderanno verdi spume
su tenere membra di donne.
Andranno fiori cogliendo nei prati
con gesti d'alghe marine.
Ma il mio corpo resterà sepolto
in chissà quali sguardi perduti
né più sboccerà rinnovato
dalle onde verdi della primavera.

(Dalla raccolta postuma Voci dal crepuscolo)

lunedì 13 giugno 2016

Strade



A volte,
le lunghe strade dei campi mi tentano,
e vorrei essere un lento
mendicante che fruga nel fosso
con il bastone e siede
sulle pietre miliari;

a volte
le strade malate
delle vecchie città,
coi loro stracci lividi
ai davanzali
e un malinconico strappo là in alto, ch'è il cielo.

Vorrei, con le scarpe guastate,
guazzare lungo i fognoli
tra le bucce contorte dei frutti,
e l'odore dei gatti ed il pianto sottile
di non so chi nell'aria;
il pianto della contrada.

(Nell'ombra, 1948)